martedì 11 maggio 2010

il tempo

le giornate trascorrono.
mi sembra di vivere en passant, fin quando non mi prendo una giornata per la campagna, o una mattina/pomeriggio per una uscita in bicicletta.
allora trovo un senso, o meglio, un piacere.
la sera, dopo la cena, con un libro in mano, ed un qualcosa qualunque nel bicchiere e nell'altra mano, sento che mi manca solo la parola giusta per definire una creativa e serena tranquillità.

il problema, pur piccolo, è che questo stato di grazia lo trovo dopo la campagna o la bicicletta, che non sono la mia giornata.
la mia giornata è l'ufficio, e raramente dopo l'ufficio ho questi momenti di creativa e serena tranquillità.
ma tant'è

4 commenti:

MarLor_58 ha detto...

Non sei il solo, anzi!!!
Ti giro una citazione:
"Poi uno matura, diventa flaubertiano o stendhaliano, si pronuncia a favore di Faulkner, di Lampedusa, di Garcìa Màrquez, di Durrel o di Kafka… Ci allontaniamo gli uni dagli altri, arrivando ad essere addirittura avversari. Ma tutti strizziamo l’occhio con complicità quando ci riferiamo a certi autori e a certi libri magici, che ci hanno fatto scoprire la letteratura senza legarci a dogmi né insegnarci lezioni sbagliate. Questa è la nostra autentica patria comune: racconti fedeli non a quello che gli uomini vedono, ma a quello che gli uomini sognano.
…..
Era così una volta. – ribatté – Ora i bambini e i giovani e tutti quanti sono dannati apolidi che guardano la televisione".
Da Il club Dumas – Arturo Pérez-Reverte

MarLor_58 ha detto...

... segue....
Con la citazione - parte finale - volevo dire che anche se quantitativamente inferiore, la nostra giornata "vera" è la lettura di un libro, l'ora in campagna, la bicicletta - a seconda dei gusti e delle passioni di ognuno - e non le otto ore d'ufficio! Ciao ;))

zefirina ha detto...

bello regalarsi giornate così

Filo ha detto...

C'è un senso anche nelle ore di ufficio e se non c'è bisogna trovarlo, altrimenti è come buttar via un terzo della giornata, un terzo della vita.