domenica 2 gennaio 2011

pomeriggio di fine anno

sono andato nell'uliveto, 31 dicembre di pomeriggio, col vestito della festa, (...... le scarpe di koppale, quell'andata un po' per male ed in bocca il riso amar).

a zonzo, tanto per respirare un po' d'aria che mi piace e mi dà pace.

E mi è tornato in mente di quando ragazzo pieno di idee e fantasie, per fare il poeta scrivevo righe, dicendo, e ci credevo, che non ci fossero uccelli e che fossero i rami e le foglie a parlarsi cinguettando.
E mi è tornato in mente, di quando fantasticavo la creazione di una comune-anarco- agricola e ne discutevo con i fusti degli ulivi.

mi sono accorto che oggi non ne sono più capace, nè di pensare che i rami cinguettano, nè che si possa discutere con i tronchi d'albero.

ma sorridendo mi sono detto che bello averlo fatto, averlo potuto fare.

3 commenti:

zefirina ha detto...

hai perso il fanciullino che è in te????
non ci credo

MarLor58 ha detto...

Che siano i rami ed i tronchi d'albero che dopo decenni di "progressso" e globalizzazione si siano (giustamente) ammutoliti?
- Sono con voi, "taggiasche"!
Ciao.

Filo ha detto...

ma le scarpe di koppale esistono ancora? e se esistono le scarpe di Koppale puoi ancora continuare ad essere poeta, chi te lo impedisce, non vorrai mica dirmi che con l'età e tutto il resto...dai, su, va là, va lì, ricomincia da qui.

ciao Gianni, Buon Anno di meraviglia ed entusiasmo.