giovedì 30 dicembre 2010

jean giono

ho finito di rileggere Risveglio.
nella pace di queste giornate d'inverno.
descrizioni bucoliche e di venti che adesso conosco e che non conoscevo dieci quindici anni fà alla prima lettura.
leggendo sentivo la campagna,rivedevo le mulattiere che portavano agli uliveti,sentivo il fischiare del vento freddo contro che ti rinserrava e faceva inchinare la natura.
davanti agli occhi le mani screpolate di mio padre, nel silenzio della potatura della vigna, e di mia madre che raccoglieva olive.
rivedo ora le nuvole che corrono a rinpiattino.
ricordo al crepuscolo, il vento che cedeva il passo alla notte che calava.
mi ritorna , fermo, dritto in piedi, come un ulivo, lo scrivere di Biamonti.
descrizioni e ricordi, venti e attese, ulivi e ginestre, silenzi e parole, scritti raminghi e la notte e poi il silenzio.
sento arrivata l'ora di rileggere francesco, con la maturità degli anni, la conoscenza del territorio e della campagna.
perchè oggi ho capito anch'io che il vento và e poi ritorna, ho capito che il vento, per largo che sia, non porta via nulla, ma dà respiro, vita, ed è soffio vitale.
e se lo sai sentire "u te scioa u pensà".
come il raccontare di Francesco

1 commento:

Adriano Maini ha detto...

Sì: questa volta lo dico io. Ma sottovoce. Non vorrei disturbare. Però, sono rimasto appagato nello spirito.